
La legge n. 40/2004 è stata più volte oggetto di interventi della Corte Costituzionale. In particolare, con la sentenza n. 162 del 10.6.2014, la Corte ha stabilito che ‘E’ costituzionalmente illegittimo, per violazione degli art. 2, 3, 29, 31 e 32 cost., l’art. 4, comma 3, l. 19 febbraio 2004 n. 40, nella parte in cui stabilisce il divieto del ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, qualora sia diagnosticata una patologia che sia causa di sterilità o infertilità assolute ed irreversibili. La scelta della coppia, assolutamente sterile o infertile, di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi, riconducibile agli art. 2, 3 e 31 cost., la quale, concernendo la sfera più intima ed intangibile della persona umana, non può che essere incoercibile, qualora non vulneri altri valori costituzionali, e ciò anche quando sia esercitata mediante la scelta di ricorrere a questo scopo alla tecnica di PMA di tipo eterologo.’
A distanza di 7 anni, la Società italiana di fertilità e sterilità e medicina della riproduzione www.sifes.it ha pubblicato un articolo ove rende noti i risultati a cui ha portato la possibilità di accesso alla fecondazione eterologa.
Sulla base dei dati reperibili dal registro di PMA dell’Istituto Superiore di Sanità, sono stati 601 i bimbi nati con donazione di gameti relativamente ai trattamenti eseguiti nel 2015; 1.457 nati nel 2016, 1.737 nel 2017 e 2.002 nel 2018, per un totale di 5.797 bambini, secondo gli ultimi dati disponibili.
Filippo Maria Ubaldi, presidente della Società, ha spiegato che ‘Il 2018 è l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati ufficiali e, da quando è stato eliminato il divieto di donazione di gameti, nel nostro Paese sono dunque nati almeno 6.000 bambini. Ma dall’esperienza dei centri italiani di Pma, si può certamente affermare che i bimbi nati grazie all’eterologa sono sempre più numerosi, di anno in anno: possiamo stimare che arrivino a circa 10.000 (ipotesi di ulteriori 2.000 nati da eterologa nel 2019 e 2000 nel 2020, non essendo ancora disponibili i dati ufficiali Iss). Il successo di questa tecnica è dovuto al fatto che riesce a risolvere in molti casi problematiche legate all’infertilità maschile, alla menopausa precoce, ma soprattutto alla ricerca di una gravidanza quando la donna ha più di 42-43 anni, la situazione più comune per il quale le coppie si rivolgono a un centro per la fertilità: il procrastinare la maternità, molto spesso perché si hanno problemi nel trovare una stabilità lavorativa e il sistema di welfare non aiuta gli aspiranti genitori, porta inevitabilmente a una degenerazione dei gameti femminili, per cui è necessario ricorrere all’ovodonazione. Essa consente a una donna di 42-43 anni, che non arriverebbe al 10% di chance di concepire, di aumentare le possibilità almeno fino al 40%. Ma pur potendo risolvere il problema della bassa qualità ovocitaria, le donne che scelgono questa opzione vanno sempre informate correttamente sui potenziali rischi ostetrici legati a una gravidanza in età più avanzata rispetto alla media: fino al I trimestre di gravidanza i rischi sono gli stessi a tutte le età, però dopo, nel corso del II e III trimestre, diventano importanti le condizioni dell’utero, l’elasticità e la vascolarizzazione dei tessuti, e possono aumentare i rischi ostetrici e il pericolo di parto pretermine, diabete gestazionale e ipertensione”.
Filomena Gallo, consigliere della società, ha aggiunto che ‘Sono trascorsi ormai 7 anni dalla cancellazione di un divieto che è avvenuta per iniziativa di persone con problemi di infertilità, che hanno chiesto ai giudici di tutelare i loro diritti, ma dobbiamo purtroppo affermare che da allora la politica non ha fatto nessun passo in avanti sui temi che riguardano la salute riproduttiva. E’ grave che dopo 7 anni da una sentenza che ha riaperto a una tecnica che veniva applicata fino al 2004 senza difficoltà e nel rispetto di leggi internazionali e decreti italiani, questa procedura non venga erogata in modo uniforme dalle strutture pubbliche e non ci siano nomenclatori tariffari sulle prestazioni incluse nei Lea con spesa a carico del Ssn (tutte tranne la diagnosi pre-impianto). Scegliere di costruire una famiglia, per chi ha i requisiti per accedere alla Pma nel sistema sanitario nazionale, è diventato molto difficile. Pensiamo a chi risiede in Puglia: non è possibile effettuare l’eterologa e se si va in altre Regioni si deve sottostare a rigidi limiti sul rimborso. In Sicilia, la coppia può fare eterologa solo nel privato o fuori Regione (dove non riceve rimborso se si rivolge a strutture private) perchè la Sicilia non ha indetto nessuna procedura per reperire i gameti. Spesso diventa quindi una questione di denaro: sì, nel nostro Paese il sogno di costruire una famiglia e la tutela del diritto alla salute devono spesso sottostare a una discriminazione su base economica”.